Storia di Porto Santa Margherita

L’avvenimento storico

Il giorno 2 di Febbraio, festa della purificazione di Maria, era usanza a Venezia celebrare insieme i vari matrimoni delle famiglie nobili nello stesso momento. Le spose durante la solenne cerimonia presentavano uno scrigno contenente una cospicua dote e vestivano di un prezioso corredo che veniva apposta prestato loro dalla Repubblica di Venezia.
Nel 932 alcuni pirati Istriani, guidati da Gaiolo, vengono a conoscenza che il giorno prima della cerimonia i partecipanti si sarebbero riuniti presso la chiesa di San Pietro a Castello,e che durante tutti i festeggiamenti essi sarebbero stati senz’armi. Riescono quindi ad infiltrarsi tra gli invitati e durante la notte tra il 1 e il 2 di febbraio con un attacco a sorpresa  trafugano tutte le doti e rapiscono le 12 fanciulle vestite con i loro preziosi corredi, fuggendo poi velocemente via nave.
I veneziani sono scioccati dall’accaduto ma in breve tempo il doge Pietro II Candiano organizza una flotta e inizia la caccia ai pirati che vengono sorpresi, grazie all’aiuto dei fedeli alleati di Caorle, presso la spiaggia dove oggi si trova PORTO SANTA MARGHERITA e, dopo un’epica lotta, vengono passati tutti per le armi. I veneziani riescono quindi a rientrare a Venezia con le 12 spose liberate e con i tesori delle doti intatti. 
Questo episodio storico sta all’origine della più antica festa veneziana ancora oggi celebrata, detta “festa delle Marie” e per 1000 anni il luogo dove si è svolta la battaglia è stato conosciuto come “lido delle donzelle” o anche “porto delle donzelle”, che oggi invece è stato rinominato come Porto Santa Margherita.

Contesto storico dell’evento

Nel V secolo, contemporaneamente alla caduta dell’impero romano iniziano nel nord est italiano le incursioni dei barbari che erano riusciti a violare i confini a nord dell’ impero. Il più feroce attacco da parte dei barbari fu ad opera del famoso Attila, re degli Unni, che costrinse le popolazioni di Aquileia, Altino, Oderzo, Concordia e delle campagne circostanti, a mettersi in salvo nella zone di laguna, in particolar modo nella zona del “Rio Alto”, un gruppo di isolotti dove ora si trova Venezia.
Le zone lagunari tra Veneto e Friuli fungevano da difesa per la Repubblica di Venezia contro gli attacchi dal nord e venivano anche sfruttate per creare le cosiddette “valli”, aree chiuse da argini o barriere all’interno della laguna da usare come riserva di pesca per auto sostentamento in caso di carestie o guerre. 
Prima del X secolo però il mare Adriatico non era ancora sicuro per la neonata Repubblica di Venezia. Tra Venezia e le vicine coste dell’ Istria e Dalmazia occupate da popolazioni salve, tra cui anche i Narentani, c’erano grosse tensioni a causa di reciproche rivendicazioni commerciali e gli attacchi dei pirati ai danni delle navi veneziane lungo le rotte commerciali erano frequenti lungo tutte le coste dell’Adriatico dal Polesine sino a Zara.
 Il “Ratto delle Donzelle” si consuma in un momento storico di altissima tensione: i blocchi navali e le alleanze politiche tra l’Istria, il margravio del Friuli e i reali d’Ungheria,  che anche loro ambivano al controllo dell’ alto Adriatico, contro Venezia mettevano a rischio la stessa esistenza della Repubblica. La disfatta dei pirati ad opera della flotta Veneziana aiutata dai fedeli Caorlotti, ha sicuramente aiutato a garantire un lungo tempo di relativa sicurezza per la Repubblica. Poco dopo l’episodio infatti, nell’anno 945, viene siglata la cosiddetta “Pace di Rialto” in cui a Venezia si riconosceva il monopolio delle rotte commerciali in Istria e a Trieste.
Venezia riuscirà poi a garantirsi definitivamente il controllo anche delle coste della Dalmazia nella prima metà del 1400, dopo 500 anni di guerre.